I caffè che non ci sono più
C'erano una volta...
Sono tanti i luoghi che raccontano la storia d’amore tra Trieste e il caffè.
Ma ce ne sono anche molti altri che non sono più visibili e che, tuttavia, hanno lasciato traccia nella memoria collettiva dei triestini. Come i Caffè, per esempio.
A partire dalla metà del Settecento fino al primo conflitto mondiale, i Caffè di Trieste erano numerosissimi. Non erano solo locali dove mangiare e gustare dell’ottimo caffè, ma molto di più. Erano luoghi di incontro, di riflessione, di discussione politica, economica e letteraria, dove era possibile incontrare intellettuali del calibro di James Joyce, Italo Svevo e Umberto Saba.
Purtroppo, di molti di questi caffè non rimane che l’aroma di un ricordo.
C’era il Caffè all'Europa Felice, il cui proprietario – si racconta – fosse nemico giurato di Napoleone.
C’era il Caffè Greco, frequentato dall'influente comunità dei commercianti greci.
Nel cuore del Borgo Teresiano, tra via Valdirivo e via Milano, c’era il Caffè Roma, e poi il Caffè Francese, in Piazza della Borsa, il Caffè Tedesco e il Caffè della Pace, il Caffè Garibaldi, proprio sotto al Palazzo del Municipio, il Caffè Orientale e il Caffè Flora.
È anche grazie alla memoria di questi prestigiosi Caffè se oggi Trieste viene unanimemente riconosciuta come la Capitale del caffè.